Rivoluzionare l’ecommerce con intelligenza artificiale (e semantica): l’idea di tre ragazzi italiani

Dalla facoltà di filosofia del San Raffaele a San Francisco: un algoritmo che si basa
sulle strutture sintattico-sematiche del linguaggio e ottimizza le ricerche per
migliorare lo shopping 2.0, «imparando» anche le nostre abitudini

Si sono conosciuti all’università. Studiavano filosofia. Ognuno poi ha preso la sua strada. Ciro Greco nelle neuroscienze per poi darsi alla linguistica. Mattia Pavoni ha lavorato nell’ecommerce in varie città, da Milano a Monaco. Mentre Jacopo Tagliabue si è specializzato nell’informatica e nella data science . Si sono rincontrati poco più che trentenni, hanno unito le loro competenze e hanno creato Tooso, un motore di ricerca che aspira a rivoluzionare l’esperienza di acquisto 2.0.
Ricerche imperfette
Il grande problema dell’ecommerce è la ricerca. Cerchiamo un certo capo d’abbigliamento o uno specifico utensile e il sito ci propone tutt’altro. Poi c’è la questione dei filtri. Selezionare la fascia di prezzo, il colore, la marca. E, se si cambia idea, si deve tornare indietro e ricominciare tutto da capo. Sui grandi colossi dello shopping online — l’esempio principe è Amazon — questo non succede. Gli affollati gruppi di ricerca sull’intelligenza artificiale perfezionano continuamente gli algoritmi perché l’esperienza dell’utente sia ottimale, così come la raccolta di dati da parte della società stessa. Mentre per i siti più piccoli — ma comunque frequentati — l’ostacolo rimane. Intralciando la via di una crescita, quella dell’ecommerce, ormai inevitabile.

Come funziona Tooso
Ecco allora che i tre amici hanno unito ciò che hanno studiato all’università con le loro competenze informatiche creando un algoritmo che risolva il problema. Tooso è un sistema che rende democratica e accessibile a tutti la tecnologia dell’intelligenza artificiale. Facile da installare, il software sfrutta la struttura sintattico-semantica del linguaggio e quindi «capisce» ciò che stiamo cercando. Un motore di ricerca dove la query viene analizzata: interpretata quindi la funzione delle parole chiave e permette di ottimizzare il risultato. E «impara»: all’inizio osserva le nostre richieste e poi le sfrutta per prevedere ciò che vogliamo comprare in quelle future. Unire i vari tag e dare loro senso. Da qui il nome Tooso, che in giapponese significa tracciare una linea per unire due punti. «Il machine learning — spiega Ciro Greco — permette sia la personalizzazione dell’esperienza dell’utente sia una raccolta dati migliore per l’azienda». Il software è pensato per essere venduto e installato sulle pagine dedicate all’ecommerce di negozi e retailers. «In questo modo potranno fare a meno dei costi molto alti di consulenza e allo stesso tempo migliorare il proprio servizio», aggiunge Mattia Pavoni. I ragazzi hanno già chiuso i primi contratti, come ad esempio quello con «Df Sport Specialist», che già usa il sistema Tooso in italiano. Ma si stanno rivolgendo anche ad altre realtà straniere. La grande comodità di questo algoritmo, infatti, è che, basandosi su strutture sintattiche comuni ai diversi idiomi, è semplice applicarlo a lingue diverse. «Vogliamo applicare l’intelligenza artificiale anche al settore b-to-b e ci rivolgiamo principalmente alle aziende medio-grandi, quelle che hanno tanti articoli da esporre nel catalogo online ma usano ancora metodi “meccanici”, costosi e non virtuosi», racconta Pavone.
Dal San Raffaele a San Francisco
Entrambi finiti al Mit — Massachusetts Institute of Technology — Ciro Greco e Jacopo Tagliabue hanno iniziato a pensare a Tooso. Il primo esperimento è stato fatto prendendo il database del sito «RottenTomatoes», un’istituzione nella recensione di film e serie tv, e rivoluzionandone l’esperienza di ricerca. Con l’algoritmo da loro ideato si poteva ad esempio scrivere come query «Il peggiore film di Woody Allen» o «L’ultimo film con Mel Gibson» ed avere una risposta soddisfacente. Un anno dopo entra nel team Mattia Pavone e il progetto si sposta verso l’ecommerce. «Ma in futuro ci piacerebbe poter applicare Tooso anche a siti come quello di RottenTomatoes», conclude Greco. Intanto, i tre amici rafforzano la propria società. Che ha un’idea che piace: dopo aver raccolto 110mila dollari di finanziamenti, sono stati selezionati da uno dei migliori incubatori di startup, Alchemist Accelerator. A San Francisco, nel cuore della Silicon Valley.

 

 

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