Più verde e multifunzione: così è cambiata la casa nel 2020 (secondo Ikea)

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Che il 2020 sia l’anno della casa è sotto gli occhi di tutti. La pandemia ci ho obbligati a vivere (e riscoprire) le mura domestiche. Ikea, con il report annuale Life at home, ha provato a indagare come è andata questa convivenza stretta e quali conseguenze ha lasciato, interrogando 38mila persone in 37 paesi. Scoprendo che il 78 per cento (in Italia ben l’83 per cento) degli intervistati considera ora la propria abitazione come un rifugio o un santuario, che balconi e appartamenti si sono riempiti di piante, che gli ingressi sono stati la grande riscoperta dell’anno. E che un terzo degli italiani interrogati ha intenzione di intervenire profondamente nei propri ambienti o addirittura di cambiare casa.

L’analisi, che viene stilata a partire dal 2014 ed disponibile online, per questa edizione ha dovuto fare i conti con una situazione eccezionale, quella della pandemia e dei lockdown che hanno colpito tutto il mondo. Il primo risultato è che si è interrotto un trend: se nel 2019 il 28 per cento degli intervistati si sentiva a casa in luoghi diversi dal proprio appartamento (dalla palestra all’ufficio), il 2020 lo ha rimesso al centro. Con i suoi pro e i suoi contro: per esempio, chi ha un’abitazione piccola, magari un monolocale, oppure è giovane (e quindi presumibilmente deve dividere gli spazi con i coinquilini o si trova in alloggi di passaggio) ha dichiarato di non essere soddisfatto del suo rapporto con la casa.

Tra i trend emersi dal report, spiega Edoardo Posani di Ikea Italia nella presentazione via Zoom, ce ne sono soprattutto tre. Il primo, sperimentato in prima persona praticamente da tutti, è il bisogno di una casa multiproposito, che si adatti al lavoro, alla scuola, all’attività fisica. Poi, c’è la voglia di una casa healthy, che sia verde e insieme luogo di benessere emotivo e mentale. Infine, la necessità di imparare (o reimparare) a comunicare con gli altri pur senza incontrarli, per esempio con le videochiamate o i social. E su questo l’Italia si fa riconoscere: se a livello mondiale il 22 per cento degli intervistati dice che continuerà a coltivare i contatti virtuali, in Italia si scende al 9 per cento. Sarà per il clima o la cucina o quel che volete, ma noi ci consideriamo animali sociali e, una volta finita l’emergenza, non hanno intenzione di sostituire il contatto fisico con quello digitale.

Un rischio della riscoperta della casa, infatti, potrebbe essere quello di creare isolamento, come una sorta di guscio dal mondo esterno. Essenziale, quindi, è non trasformarla in una gabbia dorata, ma in un posto in cui ci si ristora. E si ricevono gli altri: secondo il noto architetto Carlo Ratti, fondatore e direttore del Senseable City Lab al MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston, alcuni rituali legati alla vita lavorativa come il classico aperitivo post-ufficio si sposteranno proprio a casa, a causa della crescita dello smart working. Mentre a livello urbano, in generale, si assisterà a un ritorno del verde nelle città.

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Già, il verde. A scorrere il report sembra un punto nevralgico del rapporto con la casa nel 2020. “La natura è una testimonianza di vita”, commenta Luca Mazzucchelli, psicologo e direttore della rivista Psicologia Contemporanea. Una dritta per migliorare il benessere in casa è proprio quella di prendersi cura di piante e semi, che si tratti di un giardino, un orto sul balcone o un vaso sul davanzale (e non è un caso che chi sta cambiando casa dia la priorità a spazi verdi e all’aperto). Ma anche scegliere decorazioni, foto o suoni a tema naturale. Altro consiglio dello psicologo è quello di creare un angolo protetto, che sia una poltrona in una nicchia, un angolo del divano o uno studiolo protetto da separé. Un luogo in cui sentire di avere le spalle coperte e da cui si può osservare quel che ci circonda.

Insomma, nel 2020 siamo cambiati noi e sono cambiate le nostra case. L’e-shop di Ikea ha registrato un’impennata di vendite di mobili grandi o piccoli (più che di accessori), perché in molti hanno sentito il bisogno di sistemare radicalmente gli spazi. La camera da letto è diventata anche ufficio, il soggiorno un po’ palestra e un po’ cinema, la cucina un laboratorio per impastare e infornare. La sorpresa? La riscossa dell’ingresso, racconta Luca Battistelli di Ikea Italia. Bistrattato e dimenticato da anni (e, in molti appartamenti, fuso con il soggiorno) è tornato in auge come spazio deputato a sanificarsi e togliere le scarpe. “Un’abitudine diffusa in Giappone o in Nord Europa, non tra gli italiani”, spiega. Così, fin dalla porta di casa, il 2020 ha fatto irruzione negli appartamenti.

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