L’Europa vuole eliminare il geoblocking per lo streaming video

Il palazzo del Berlaymont a Bruxelles, sede della Commissione europea (foto: Luca Zorloni per Wired)
Il palazzo del Berlaymont a Bruxelles, sede della Commissione europea (foto: Luca Zorloni per Wired)

La Commissione europea riapre il regolamento sul geoblocking del 2018 per valutare se possa essere esteso o meno ai servizi di video streaming come Netflix, Amazon Prime Video e Disney+. Se Bruxelles decidesse che ricadono sotto questa norma, le piattaforme streaming non avrebbero più blocchi geografici e un utente potrebbe accedere a tutti i film offerti dalla piattaforma streaming sul territorio europeo. Attualmente l’accesso ai cataloghi dei contenuti tende a essere limitato geograficamente ai singoli stati e in media un consumatore europeo può vedere solo al 14% dei film disponibili online in tutta l’Unione.

L’accesso transfrontaliero a beni e servizi online dovrebbe essere privo di barriere o attriti per i consumatori europei, indipendentemente dalla loro posizione, residenza o nazionalità”, ha commentato il commissario per il mercato interno, Thierry Breton. Secondo quanto si apprende dalla prima revisione sull’andamento del regolamento, rilasciata il 30 novembre 2020, la Commissione è intenzionata a estendere il campo d’applicazione anche al settore audiovisivo coinvolgendo maggiormente le piattaforme di streaming e le emittenti televisive.

Secondo Innocenzo Genna, esperto di normative e politiche europee in materia di digitale, quella che sembra una piccola apertura, in realtà è un grande passo in avanti da parte della Commissione, che sta pensando di avviare altre valutazioni coinvolgendo le parti in causa.

 

Questo approccio cauto non è una sorpresa, poiché la questione dei blocchi geografici nel settore audiovisivo è un noto vaso di Pandora, questo perché l’industria dei contenuti difende tradizionalmente il principio di territorialità in Internet con tutti i mezzi – osserva l’esperto -. Vietare il geoblocking per i film e estendere il principio del mercato unico al settore audiovisivo non sarà affatto un gioco facile”. Tuttavia Bruxelles sembra intenzionata a provarci. Dovrebbero rimanere fuori da questo esperimento, secondo Genna, altri settori, “o perché il mercato sta già fornendo delle soluzioni (in particolare nella musica) o perché sono ancora troppo di nicchia o non vi è abbastanza domanda da parte dei consumatori (games, libri elettronici)”.

 

 

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