Anche in Italia si sperimenta un passaporto sanitario via app per viaggiare in aereo

(foto Alberto Pizzolli/Afp/Getty Images)

Neanche il via libera ai primi vaccini sgombra le nubi all’orizzonte per le compagnie aeree. L’Associazione internazionale del trasporto aereo (Iata) prevede a febbraio e marzo in media un calo delle prenotazioni dell’80% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, quando lo spettro della pandemia di Covid-19 iniziava a chiudere le frontiere. L’ennesimo segno meno dopo che nemmeno le attese vacanze natalizie hanno regalato un ritorno dei passeggeri a bordo. “Al posto di un rilancio dal periodo delle ferie di fine anno, abbiamo avuto ancora più restrizioni”, taglia corto Alexandre De Juniac, direttore generale della Iata. E le nuove restrizioni ai viaggi imposte per contenere il diffondersi della pandemia non lasciano presagire segnali incoraggianti. Né è chiaro a quali condizioni si potrà tornare a spostarsi, con una campagna di vaccinazioni che richiederà lungo tempo.

La Iata insiste su un modello che sostituisca alla quarantena test rapidi prima di salire a bordo del velivolo. Da abbinare a certificati digitali per dimostrare la propria negatività a Covid-19. O, man mano che aumenterà il numero di vaccinati, di essere stati immunizzati. Di credenziali sanitarie, passaporti di immunità o vaccinali si discute ormai da qualche mese come viatico per riprendere a viaggiare. E dal 5 gennaio un test è in corso anche in Italia, sulla tratta Alitalia che collega Roma a New York

Il test a Fiumicino

A Fiumicino i passeggeri in partenza per la Grande Mela si sottopongo a un test antigenico rapido, come già avviene per altre rotte Covid-tested (ossia in cui l’esito dell’esame sostituisce l’autoisolamento a destinazione). L’aggiunta è un tassello digitale: l’applicazione Aokpass, sviluppata dalla Camera di commercio internazionale (Icc), attraverso cui memorizzare il risultato negativo del test sullo smartphone tramite un qr code. Al momento dell’imbarco gli assistenti di volo scannerizzano il codice e verificano le credenziali sanitarie dei passeggeri, che così, atterrati a New York, hanno il via libera per muoversi senza doversi sottoporre a una quarantena preventiva.

AokPass fa il suo debutto in Italia lo scorso 5 gennaio, con il volo AZ608 da Fiumicino al Jfk. A oggi è l’unica tratta servita dall’applicazione, con tre voli a settimana, ma il progetto, a quanto apprende Wired, prevede di espanderne l’utilizzo dopo la fase di test.  

Il battesimo dell’aria dell’app risale invece allo scorso dicembre, quando è stata utilizzata su un volo dal Giappone a Singapore. Aokpass permette di sostituire l’autoisolamento (misura imposta in molti Paesi per chi arriva dall’estero per verificare l’insorgere dei sintomi di Covid-19) dando una certificazione digitale allo stato di salute del viaggiatore. In particolare, spiega Arnaud Vaissié, presidente di International Sos, società di servizi sanitari di Singapore e tra gli sviluppatori di Aokpass, l’app punta a “consentire la ripartenza dei viaggi d’affari, che sono la chiave della ripresa economica globale”. E quelli che rendono di più alle compagnie aeree. Le previsioni sono fosche. Uno studio di Ideaworks, società di consulenza del settore aeronautico, calcola una contrazione fino al 36% dei viaggi aerei business nel 2021. Rispetto all’anno precedente, nel 2020 ne è stato effettuato solo il 15%. Le compagnie aeree, dati Iata, denunciano 118 miliardi di dollari di perdite per l’anno scorso.

Aokpass
Aokpass

Come funziona la app

Non a caso dietro Aokpass c’è la Camera di commercio internazionale, che rappresenta 45 milioni di aziende in 100 paesi. L’app è stata sviluppata dall’omonima startup, fondata a Singapore da Icc, International Sos e Sgs (multinazionale svizzera della certificazione). Il team spiega che serve a creare certificati digitali autenticati per ogni scopo legato alla salute”

“Originariamente quest’app è nata per permettere una migliore organizzazione dei viaggi in quei Paesi nei quali è richiesto il vaccino contro la febbre gialla, come in alcuni Paesi dell’Africa e del Sud America”, spiega a Wired Andrea Petrini, project manager dell’ufficio del segretario generale della Camera di commercio internazionale. E aggiunge: “La pandemia ha richiesto di ripensare il progetto, che già lo scorso maggio era pronto per essere impiegato nella registrazione dei risultati dei tamponi molecolari

Gratuita per i passeggeri, l’app è pagata dagli aeroporti e dalle compagnie che vi fanno ricorso. Wired ha domandato quanti utenti l’hanno utilizzata finora, ma Aokpass non ha fornito dati, né ha precisato quanto ha investito sul progetto. L’obiettivo dell’Icc, dopo i primi test, è di allargarne il ricorso sia su scala globale sia a livello nazionale. Come si prevede di fare anche in Italia.

Lo suggerisce, per esempio, Marco Troncone, amministratore delegato  di Aeroporti di Roma (Adr), la società che gestisce gli scali della capitale: “Siamo convinti che questa sia l’unica strada per garantire la migliore sicurezza dei passeggeri e permettere una ripresa del traffico aereo e della connettività  internazionale, essenziale per il nostro Paese”. L’ipotesi, tuttavia, chiosa Petrini,  “oggi è meno sicura rispetto a cinque giorni fa, prima della crisi di governo, dal momento che dipendiamo dalla volontà e dalle decisioni dei ministeri coinvolti, dalla Salute ai Trasporti”

Il nodo dei dati

Basata su tecnologia blockchain – un sistema decentralizzato di registrazione del dato che ne garantisce l’inalterabilità – Aokpass mantiene i dati inseriti esclusivamente sul dispositivo, il quale genera un codice alfanumerico (hash) che viene inserito nel registro a blocchi: in questo modo il dato non è consultabile da remoto ma serve solo durante i controlli. “La particolarità del progetto è che, riguardando più Paesi e amministrazioni, l’app deve rispondere contemporaneamente alle richieste di sicurezza e ai controlli di tutti: adesso è al vaglio da parte della Generalitat de Catalunya e anche loro stanno rifacendo tutti i controlli”, precisa Petrini. 

Aokpass fa sapere a Wired che non è stata chiesta una specifica autorizzazione da parte del Garante italiano per la protezione dei dati personali, rimandando a una privacy policy generica e senza specifici riferimenti al regolamento europeo (Gdpr).

Stando all’ordinanza del ministero della Salute che autorizza i voli Covid-tested (oltre a quelli verso New York, anche sulle tratte Roma-Atlanta, Monaco e Francoforte), emanata il 23 novembre, la responsabilità ricade sulle compagnie. “I vettori aerei trattano i dati personali e sanitari dei passeggeri al solo fine di consentire la corretta operatività dei voli Covid-tested e l’emissione del rimborso o del  voucher su richiesta del passeggero nel rispetto degli obblighi previsti dalla normativa vigente in materia di trattamento dei dati personali e sanitari”, si legge.

In questo caso tuttavia i dati rimangono sul dispositivo – dunque in possesso di chi li inserisce – e gli assistenti di terra si limitano a verificare, tramite il codice qr, che il documento inserito dia effettivamente titolo all’imbarco. Contattata da Wired, Alitalia ha rimandato ad Adr per ulteriori precisazioni, ma quest’ultima non tratta i dati. In ogni caso, in nessuno dei siti web delle organizzazioni viene presentata l’app Aokpass. E, raggiuntoo da Wired, il servizio clienti di Alitalia non ha saputo fornire informazioni circa l’uso dell’app. 

Il nodo dei passaporti sanitari

Negli ultimi mesi sta crescendo il numero delle app pensate per archiviare i dati sanitari utili a viaggiare. Tra queste la svizzera Commonpass, che sta svolgendo test con le Cathay Pacific e United Airlines a Londra, New York, Singapore e Hong Kong. O Travelpass, promossa dalla stessa Iata. Nei giorni scorsi tre colossi del digitale come Microsoft, Oracle e Salesforce hanno annunciato di essere al lavoro per lo sviluppo di uno standard tecnologico in grado di permettere ai viaggiatori di condividere i propri dati sanitari attraverso altre app. Oggi il tampone negativo, domani il vaccino. La stessa Organizzazione mondiale della sanità, secondo fonti di stampa, sta vagliando l’ipotesi di realizzare una “carta gialla elettronica” da fornire a tutti i cittadini che hanno ricevuto il trattamento anti-coronavirus. Un’ipotesi comunque preferita a quella delle certificazioni per l’immunità acquisita in seguito alla contrazione del virus stesso, sconsigliata dall’organizzazione con sede a Ginevra. 

Sul suo blog, analizzando il caso di Commonpass, Guido Scorza, componente del collegio del garante italiano, osserva che questo genere di soluzioni pone tuttavia alcuni interrogativi normativi. “Perché questi passaporti possano essere usati per distinguere tra chi ha accesso e chi non ha accesso a un luogo – pubblico ovviamente – o a un servizio, serve una legge perché il fornitore del servizio non potrebbe, diversamente, trattare i dati particolari dei suoi utenti – scrive Scorza -. Certo, in astratto, potrebbe chiedere loro il consenso ma non potrebbe poi vietare a chi non prestasse il consenso che, per sua natura deve essere libero, di salire su un aereo, tanto per fare un esempio perché altrimenti quel consenso cesserebbe di essere libero”

In secondo luogo, questa legge, “che evidentemente dovrebbe rispettare la disciplina europea in materia di dati personali, potrebbe imporre ai fornitori di servizi di fornire il servizio solo agli utenti vaccinati solo se il trattamento di dati personali sotteso a quest’obbligo fosse proporzionato alla finalità perseguita”, osserva l’esperto. Facile a dirsi per un paese che rende il vaccino obbligatorio, più complicato in uno che ha un regime facoltativo. E oltre agli aspetti normativi, ci sono interrogativi anche sulla validità scientifica. Di fronte a queste domande, le compagnie aeree, scali e governi non possono più tirarsi indietro.

The post Anche in Italia si sperimenta un passaporto sanitario via app per viaggiare in aereo appeared first on Wired.