Spedizioni in ritardo, l’eCommerce soffre. La consegna ai tempi del coronavirus è un terno al lotto
eCommerce, spedizioni in ritardo e consegne bloccate. La logistica sta funzionando, almeno sulla carta. Perché in tutto il Paese si moltiplicano le segnalazioni di pacchi non consegnati o consegnati in super ritardo. Anche in posti dove non dovrebbero esserci problemi.
Con i negozi chiusi, l’e-commerce resta oggi l’unica alternativa per fare acquisti. I beni di primissima necessità si trovano comunque nei supermercati (che però è consigliabile non affollare) ma ci sono molti prodotti, tra cui quelli di elettronica e gli elettrodomestici, non facili da trovare. Negozi come Media World o Unieuro sono sono chiusi fisicamente, l’unica risorsa è appunto l’online.
Online che è anche il modo più sicuro, perché limita al massimo il contatto umano: i corrieri che in questi giorni tanno provando a consegnarci i pacchi, prodotti in prova o materiale che ci serve per continuare la normale attività lavorativa, stanno seguendo una serie di indicazioni per tutelare la salute di tutti, sia la loro, che stanno comunque lavorando, sia quella dei destinatari. Arrivano con la mascherina e i guanti, non possono entrare nelle portinerie, lasciano i pacchi a distanza e tengono la distanza di almeno un metro (ma anche di più), e in molti casi è del tutto omessa la pratica della firma della bolla di ritiro. Spesso, per il pagamento in contrassegno, chiedono metodi contactless, decisamente più sicuri.
Eppure ci arrivano da ogni parte segnalazioni di pacchi in ritardo, o pacchi non consegnati. Noi stessi abbiamo avuto diversi problemi, come un pacco di SDA che ogni mattina è “in consegna” e ogni pomeriggio torna il lavorazione. Il pacco è a pochi km da casa, eppure non riesce ad arrivare a casa.
La stessa cosa è successa anche con pacchi DHL diretti a Milano: fermi da qualche parte, nessuno riesce a dire quando e come verranno consegnati. L’Italia sta vivendo una situazione critica, e la logistica in questo periodo sta soffrendo parecchio. Certamente sono aumentati di molto gli ordini, ma se si guarda all’insieme non può essere solo quello: le strade sono deserte, in autostrada non esistono le code, per chi effettua un servizio logistico l’attuale situazione è quella che garantisce la migliore efficienza possibile. Nessuna consegna al piano, persone sempre in casa, strade sgombre.
Ogni corriere nei giorni scorsi ha iniziato a comunicare le zone che sono servite e quelle che non sono invece servite per diverse ordinanze locali, come le zone di quarantena, eppure ci sono tantissime discrepanze tra quelle che sono le informazioni pubblicate sui vari siti e quello che succede nella realtà.
Questo ad esempio quello che dichiara SDA, aggiornato ad oggi 30 marzo. La filiale di Piacenza non rientra in nessuno dei casi sopra elencati, eppure il problema c’è. “Purtroppo non posso fare molto, per Lodi se cercano di metterla in consegna già va bene. Avranno gli autisti decimati, tanti possono rifiutarsi di lavorare” la risposta del call center quando si chiede informazioni sul pacco.
La realtà è ben diversa da quella che viene dipinta dai siti degli spedizionieri, che stanno fronteggiando una crisi interna con la gestione del personale che in molti casi non vuole rischiare un contagio (e non riusciamo a dar loro tutti i torti) se non vengono fornite le adeguate misure di sicurezza.
Dal lato dell’utente che cerca di approvvigionarsi di qualcosa, quello che servirebbe è più trasparenza, ovvero sapere con certezza che corrieri possono consegnare in che zona. Oggi sembra che, tranne qualche località dove l’ordinanza locale ha imposto la quarantena totale come il blocco, quindi una “zona rossa”, tutti i corrieri siano liberi di consegnare merci. Ma la realtà è purtroppo diversa.
Abbiamo sentito diversi pareri, e la causa di questi ritardi è dovuta ad una moltitudine di diversi fattori, alcuni dei quali comuni a tutti gli operatori di logistica altri invece più legati ai singolo spedizionieri.
Quella più ovvia è la forza lavoro: l’ultimo miglio di molte catene logistiche è gestito da piccoli spedizionieri o agenzie locali che devono far fronte al problema sanitario. Può capitare che i pacchi non riescano ad arrivare all’agenzia di consegna, o che rimangano fermi a pochi km da casa, perché le piccole agenzie sono chiuse o prive di personale. Senza garanzie sulla sicurezza e senza l’equipaggiamento di protezione necessario tanti trasportatori, che lavorano come liberi professionisti, preferiscono stare a casa che mettere a repentaglio, giustamente, la loro salute.
C’è poi un secondo tema, sollevato anche da un servizio televisivo di La7: Amazon avrebbe promesso di gestire solo beni di prima necessità ma in realtà continuano ad arrivare prodotti che secondo chi effettua servizio logistico sono inutili.
eBay, ad esempio, ha rilasciato delle statistiche dove si vede come siano cresciuti gli ordini per prodotti nella cura dell’immagine: gli acquisti di prodotti di Bellezza e Salute registrano un aumento del +62% con incrementi fra il 20% e il 30% di prodotti per la Cura dei capelli (+20%), per la Cura del corpo (+25%), per la Depilazione e la rasatura (+30%) e per la Manicure e pedicure (+31%).
E’ diventato virale il video di un corriere Bartolini che lancia con disprezzo un televisore (o una scatola vuota, come è stato chiarito successivamente) nel furgoncino, proprio perché non ritiene questo televisore un bene di prima necessità.
Infine c’è la priorità: non ai prodotti e ai beni di prima necessità, ma a quei venditori che sono legati ad un contratto molto forte con le logistiche. Player come Zalando, Amazon e Nespresso, ad esempio, hanno contratti blindatissimi con una serie di clausole legate alla qualità del servizio, e sembra che molti spedizionieri abbiano dato ordine, in una situazione comunque difficile, di mettere davanti il pacco di chi ha un contratto di quel tipo.
Le spedizioni dei negozi di eCommerce di piccole dimensioni possono aspettare qualche giorno in più, e non sempre si tratta di qualche giorno. Una situazione, questa delle logistiche, che sta anche portando qualche negoziante a considerare la chiusura del negozio online, soprattutto su piattaforme come Amazon e eBay dove l’utente può dare un voto negativo se non riceve la merce in tempo. Questo è uno dei messaggi che un cliente ha inviato ad un venditore perché dopo due giorni il prodotto arrivato non era ancora stato consegnato.
La situazione è difficile: mancano persone, molte piccole sedi sono chiuse ma paradossalmente aumentano gli ordini. Quella che è una condizione perfetta per chi muove le merci, zero traffico in strada, non basta a far fronte a tutti i disagi che si sono venuti a creare.
Come abbiamo scritto basterebbe una maggiore trasparenza: chi oggi deve spedire non ha la certezza che, usando un determinato operatore di logistica, la sua merce venga recapitata in un tempo accettabile. Lo si è visto con SDA: sul sito non compare Lodi tra le destinazioni dove la merce non viene recapitata, eppure un pacco è in consegna da ormai 15 giorni.
E la stessa cosa succede anche con altri operatori: tutti hanno zone grigie o nere, dove non riescono ad essere efficienti, ma quasi nessuno ha idea di quali siano.